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E-commerce: due terzi dei siti web controllati dall’UE non rispettano i diritti dei consumatori

Indagine CommissioneLa Commissione Europea ha recentemente pubblicato i risultati di un’ indagine a tappeto (la cosiddetta sweep) condotta in 27 stati membri dalle autorità nazionali di tutela dei consumatori: su circa 500 negozi online di abbigliamento, calzature, arredamento, elettrodomestici e casalinghi, ben due terzi non rispettano i diritti riconosciuti ai consumatori dalla normativa UE. Un risultato non accettabile, secondo il Commissario per la Giustizia Didier Reynders, che ha commentato l’indagine affermando che “ i diritti riconosciuti dall’Unione Europea, come il diritto di restituire i beni acquistati entro 14 giorni, rafforzano la fiducia online dei consumatori” e “non devono essere nascosti nella clausole scritte in piccolo”. I principali risultati dell’indagine sono rappresentati dai seguenti dati:

  • oltre un quarto dei siti web controllati non informa i consumatori sulle modalità di esercizio del diritto di recesso: le informazioni dovrebbero essere presentate sempre in maniera chiara e comprensibile e dovrebbero specificare che il diritto può essere esercitato entro 14 giorni dal ricevimento del bene, senza dover fornire alcuna giustificazione;
  • quasi la metà dei siti web controllati non fornisce informazioni chiare riguardo al termine per restituire il bene al venditore che è di 14 giorni dalla comunicazione di voler recedere;
  • un quinto dei siti web indica il prezzo in maniera incompleta, non presentando nella fase iniziale della transazione le spese di consegna, le spese postali o informazioni sull’eventualità di spese aggiuntive;
  • oltre un terzo dei siti web controllati non fornisce informazioni sulla garanzia legale, che attribuisce al consumatore il diritto alla riparazione, sostituzione o rimborso del prezzo versato in caso di mancata conformità del prodotto;
  • circa il 45% dei siti controllati non adempie all’obbligo di inserire il link di riferimento alla piattaforma ODR, strumento predisposto dalla Commissione UE per consentire a consumatori e professionisti di risolvere, in ambito extra giudiziale, le controversie derivanti da contratti di vendita di beni e servizi conclusi online;
  • un quinto dei siti non rispetta le previsioni contenute nel regolamento sul geoblocking, che consentono ai consumatori di acquistare anche su siti che non effettuano la consegna nel paese in cui risiedono, a condizione che indichino per la consegna un indirizzo nel paese servito dal venditore, secondo il principio “acquista come un cliente locale”;
  • 160 i siti virtuosi, che rispettano quanto previsto dalla legge, mentre 321 i siti web che saranno oggetto di ulteriori investigazioni.

L’indagine, avviata sulla base delle statistiche relative ai reclami presentati dai consumatori, è stata effettuata nell’ambito della rete CPC (Consumer Protection Cooperation), i cui poteri e ambiti di attività sono stati recentemente implementati con l’entrata in vigore del Regolamento UE 2017/2394.

 

 

 

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