Non è trascorso molto tempo da quando l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva avviato un procedimento nei confronti di WhatsApp, che aveva indotto i consumatori a condividere anche i propri dati personali di Facebook, sanzionandola con una multa di 3 milioni di euro. Parallelamente a questo procedimento, l’AGCM ne aveva avviato un secondo su alcune clausole inserite nel contratto con elementi di vessatorietà. Tra queste, le limitazioni della responsabilità contrattuale di WhatsApp in riferimento a propri inadempimenti, il potere di interrompere unilateralmente il servizio o risolvere il contratto senza un motivo e senza preavviso, il diritto di introdurre modifiche contrattuali unilaterali, il considerare quale legge applicabile al contratto e foro competente quella della California.
L’AGCM aveva intimato a WhatsApp di dare pubblicazione sul proprio sito, con adeguata evidenza grafica e per la durata di 20 giorni consecutivi a decorrere dalla comunicazione dell’adozione del provvedimento, di un estratto del provvedimento dell’Autorità.
Inoltre, tutti gli utenti italiani registrati nell’applicazione WhatsApp Messenger avrebbero dovuto ricevere una notifica, in app, dell’avvenuta pubblicazione dell’estratto del provvedimento, così come avevano ricevuto a suo tempo la comunicazione della modifica dei Termini di utilizzo.
Ebbene, nonostante i tempi siano scaduti, WhatsApp non ha provveduto alla pubblicazione perché “intende effettuare un ricorso per l’annullamento di quel provvedimento unitamente ad un’istanza per la sospensiva dello stesso”.
Per questo l’Antitrust ha quindi avviato un procedimento per l’eventuale irrogazione di una sanzione pecuniaria per la mancata ottemperanza all’ordine di pubblicazione.