Il 1° marzo è entrata in vigore la legge di conversione del Decreto Milleproroghe, che ha prolungato la validità di utilizzo dei Covid voucher di un ulteriore semestre, portando l’intero periodo di fruizione da 24 mesi a ben 30.
Come è divenuto ormai noto, i voucher sono dei titoli di rimborso per i viaggi, soggiorni, pacchetti turistici, gite scolastiche e viaggi di istruzione non fruiti a causa della pandemia di Covid-19.
Il sistema voucher originariamente previsto (qui trovi tutte le notizie in proposito), seppur derogatorio della più favorevole normativa europea, sembrava rappresentare un compromesso temporaneo in fin dei conti accettabile, considerato il contesto emergenziale in cui era stato concepito;: operatori turistici, vettori, albergatori e simili trattenevano quanto già pagato dai consumatori, emettendo un buono di pari importo da utilizzare nei successivi 12 mesi. Alla scadenza, se il voucher non fosse stato fruito, sarebbe dovuto avvenire il rimborso monetario. Il titolare del voucher avrebbe dunque potuto scegliere se utilizzare il buono per una successiva prenotazione, oppure attendere dodici mesi e recuperare i soldi versati.
La situazione si è tuttavia notevolmente complicata con le progressive estensioni delle validità del voucher; da dodici mesi a diciotto nel luglio 2020, da diciotto a ventiquattro a maggio 2021 e ora, con quest’ultimo provvedimento, si registra la terza ulteriore proroga – peraltro di altri sei mesi, – senza che gli utenti siano mai riusciti a riscattare il proprio voucher e a recuperare i soldi. Resta in vigore l’eccezione prevista per i voucher relativi ai servizi di traporto che, pur essendo stati anch’essi prorogati a 30 mesi, possono essere rimborsati dopo 12 mesi dall’emissione.
Se la penalizzazione finanziaria dei tanti operatori, molti dei quali costretti anche alla chiusura per la crisi in atto, è certamente un gravissimo segnale e monito per l’avvenire, perché rende la ripresa del settore e il recupero dell’occupazione più incerte, non è però oltremodo accettabile la penalizzazione, peraltro così lunga, dei consumatori, i cui diritti sono stati fortemente compressi.
Si auspica quindi un rapido intervento delle istituzioni sia per rendere, questa ulteriore proroga di 6 mesi davvero l’ultima del ciclo, sia per rendere fruibili ai consumatori le somme che saranno richieste a tempo debito.