Nel corso della recente plenaria, il Parlamento europeo ha presentato una risoluzione in materia di trasporti all’interno dell’Unione Europea, che mira a potenziare la capacità degli scali aeroportuali, aprire il mercato agli investimenti sulle ferrovie e favorire l’utilizzo dei carburanti alternativi.
Tali obiettivi si inseriscono nell’ambito dalla strategia per un sistema di trasporti competitivo contenuta nel Libro bianco sui trasporti, varato dalla Commissione nel 2011. Lo scopo era – e rimane – quello di promuovere la crescita e l’occupazione, favorendo la mobilità e abbattendo le principali barriere nei settori chiave. A distanza di 4 anni, il Parlamento evidenzia gli sforzi ancora necessari ed individua alcuni interventi specifici.
Riguardo il settore dei trasporti aerei, anche in considerazione del forte incremento nel traffico aereo previsto per i prossimi anni, si è evidenziata la necessità di aumentare i collegamenti dell’Europa con il resto del mondo, potenziare la capacità degli aeroporti di far transitare i passeggeri ed aprire maggiormente il mercato alle imprese esterne all’Unione. Non ultimo, infine, il progetto di rivedere tutta la normativa in tema di diritti dei passeggeri, già oggetto di analisi e proposte.
Riguardo, invece, il trasporto su strada, il Parlamento punta sui carburanti alternativi e chiede agli Stati membri di emanare normative che favoriscano l’utilizzo dei veicoli elettrici e di combustibili alternativi (quali elettricità, idrogeno, gas naturale, Gnl e Gpl, combustibili sintetici e paraffinici e biocombustibili sostenibili). Alla conferenza sul clima di Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015, la presidenza lussemburghese relazionerà proprio in materia.
Ma il settore che maggiormente necessita di interventi e migliorie è quello del traffico ferroviario, per il quale il Parlamento mira al potenziamento della capacità e della qualità delle infrastrutture ferroviarie nazionali e transfrontaliere. Occorre, infatti, ovviare alle svariate problematiche del sistema europeo, che attualmente crea intoppi ed intasamenti sia nel traffico dei passeggeri che in quello delle merci, soprattutto ai confini tra gli Stati membri. Inoltre, ci si auspica “un’apertura bilanciata del mercato nazionale del trasporto ferroviario di passeggeri, l’indipendenza dei gestori dell’infrastruttura, procedure di gara per l’aggiudicazione di contratti di servizio pubblico, il massimo livello di sicurezza e interoperabilità”. Per quanto riguarda l’Italia, tale obiettivo avrà delicate conseguenze, quali la separazione di RFI, che gestisce la rete ferroviaria italiana, da Trenitalia, che gestisce invece il servizio. Si necessitano, in definitiva, investimenti “solidi, sufficienti, trasparenti e prevedibili, dotati di norme e procedure semplificate per l’accesso ai fondi dell’Ue”. Si attende, in definitiva, la chiusura del quarto pacchetto ferroviario.
A fronte, però, degli interventi e dei relativi investimenti ora citati, fa riflettere la denuncia della commissione trasporti del Parlamento Europeo stesso, che lamenta una riduzione delle risorse destinate alla sicurezza nei porti e negli aeroporti europei ed all’Agenzia europea per la sicurezza aerea nel progetto di bilancio 2016. La circostanza pare ancora più allarmante se si considerano i gravi problemi di sicurezza degli ultimi anni.
Più specificamente, sarà prevista una riduzione degli stanziamenti dedicati all’istituzione e al funzionamento dei gruppi ispettivi preposti alle verifiche di conformità circa i requisiti posti dalla normativa europea sulla sicurezza degli aeroporti, dei porti e delle strutture portuali. Riguardo l’Agenzia per la sicurezza aerea (Easa), l’organo di controllo del settore aeronautico dell’Unione europea, invece, sono preventivati dei tagli sulle risorse destinate al personale, circostanze che porterà, di fatto, ad un indebolimento della struttura.
Un ulteriore problema è rappresentato dai tagli che verranno fatti anche al Fondo Monetario Europeo e dalla previsione che gli investimenti in materia di collegamenti non potranno più essere effettuati solo con pubblici, ma anche con fondi privati. In questo modo, si rischia un calo degli investimenti nei settori meno appetibili per gli investitori privati, quali le ferrovie e le vie navigabili.
Vedremo, in definitiva, quali saranno specificamente gli interventi assunti e quali le risorse necessarie, auspicando che nessuna delle primarie esigenze del settore ne risulti penalizzata.